Cantine Aru, Iglesias
Propone visite guidate in cantina, assaggi e degustazioni dei propri vini accompagnate dai prodotti tipici del territorio.
Località Su Merti, 09016 Iglesias
Telefono: +39 329 748 5768
Categoria: Cultura
Torre Sabauda
La torre di Calasetta fu costruita tra il mese di marzo 1756 ed il mese di giugno 1757, in piena epoca sabauda prima della fondazione di Calasetta (1770).
Nel piano regolatore realizzato dell’Ingegner Pietro Belly (1770) si specifica che trattasi della pianta del villaggio da edificare nell’isola di Sant’Antioco in prossimità della Torre di Cala di seta.
Per la costruzione della torre furono impiegati materiali presenti sul posto (pietre e sabbia); la calce fu fatta portare da Porto Paglia.
Da altre località vicine (probabilmente zona di Matzaccara o isola di San Pietro) furono prelevate e trasportate sul posto pietre più leggere della locale trachite, da utilizzare per la volta.
Poiché gli uomini assunti nella stessa isola di Sant’Antioco non sarebbero stati sufficienti, né sarebbe stato opportuno distoglierne altri dai lavori agricoli, furono assunti operai disoccupati di Carloforte.
La direzione dei lavori fu affidata ad un certo Ingegner Solerj, che probabilmente ne eseguì anche il progetto.
Di forma tronco-conica, ripete in generale lo schema delle numerosissime torri che si trovano a intervalli più o meno regolari lungo i litorali delle coste sarde. Presenta alla base un diametro di circa m. 9 e un’altezza di circa m. 12; lo spessore dei muri perimetrali varia da m. 070 in alto, a m. 2.80 in basso.
L’ingresso originario è situato a circa m. 5 dal suolo.
L’interno, arieggiato e illuminato da feritoie (oggi ne rimane una, le altre sono state trasformate in vere e proprie finestre), risulta suddiviso in tre vani: un ampio ingresso semicircolare, che comunica con due locali retrostanti ampi la metà del precedente.
Una scala in muratura, ricavata all’interno dello spessore della parete, consente l’accesso alla terrazza (piazza d’armi).
Una cornice (tondino) realizzata con pietra diversa dalla trachite per meglio evidenziarla, oggi in parte distrutta costituisce all’esterno l’unico elemento decorativo.
L’accesso alla torre era consentito da una sorte di ponte levatoio che veniva manovrato dall’interno.
Lo scopo della torre di “Cala di Seta”, così come quella di Portoscuso più antica, era il controllo del Canale di san Pietro, per la difesa dagli attacchi dei pirati barbareschi delle tonnare, della città di Carloforte e, più tardi, dell’abitato e della popolazione di Calasetta.
Dalle relazioni stese in occasione delle ispezioni cui erano periodicamente sottoposte le torri del Regno di Sardegna, sappiamo che nella torre prestava servizio un Alcaide (comandante della torre) ai cui ordini erano, in periodi diversi, dai tre ai sedici soldati.
La torre era dotata di armi e munizioni, compresi due cannoni di ferro calibro 8.
Nel 1875 il Comune di Calasetta acquisto la torre e il terreno demaniale circostante.
Durante la prima e la seconda guerra mondiale l’edificio fu più volte restaurato. Un ultimo accurato restauro, realizzato all’inizio degli anni ottanta, ha messo in luce il piano terra, in origine colmato di sabbia e di detriti.
L’ambiente ha per pavimento il naturale piano della roccia, dal quale si innalza un pilastro centrale che dà origine a tre maestose arcate. Addossata alla parete laterale, la cisterna dell’acqua piovana, la cui imboccatura si trova al piano superiore.
Un’apertura artificiale consente di entrare in questo ambiente dall’esterno.
Già edificio militare e in tempi più recenti ristorante, il piano terra della torre è attualmente sede di un museo archeologico gestito dalla fondazione Macc, la stessa che si occupa del museo di arte contemporanea di Calasetta. La sala al piano superiore viene utilizzata per cerimonie e esposizioni temporanee.
Muta testimone di tutte le vicende tristi e liete dei calasettani sin dalle origini è considerata il simbolo del paese e per questa ragione è rappresentata nel gonfalone del Comune.
(Dal sito della Pro Loco di Calasetta)
MACC – Museo d’Arte Contemporanea Calasetta
Il museo è stato inaugurato nel 2000 dal Comune di Calasetta con le opere della collezione donata da Ermanno Leinardi. Istituito come Museo MACC nel 2011, documenta tutte le tendenze dell’arte astratta, dall’astrazione lirica e informale all’astrazione geometrica.
Dai maestri degli anni Trenta (J. Albers, M. Radice, C. Badiali), agli aderenti del Movimento Arte Concreta del decennio Cinquanta (Soldati, Veronesi), dal ventaglio dei gruppi e dei collettivi coinvolti nel campo dell’arte Cine-Visuale degli anni Sessanta e Settanta (B. Munari, G. Capogrossi, L. Fontana, E. Leinardi e molti altri), al drappello degli sperimentatori sardi (A. Atza, G. Campus, R. Rossi, V. Satta, I. Utzeri, G. Brundo, Z. Calzia), particolarmente ricco di personalità da riscoprire. Il Museo presenta a rotazione una selezione di opere riunite su specifici temi e una serie di mostre tematiche coerenti con la finalità del Museo di valorizzare l’arte astratta.
Il MACC è gestito dalla Fondazione MACC, cui partecipa il Comune di Calasetta, presieduta da Maricarla Armeni, con la direzione artistica di Pino Mantovani e Ivana Mulatero
Via Savoia, 2, 09011 Calasetta SU, Italy
Phone: +39 0781 887219
http://www.fondazionemacc.it/ – fondazionemacc@gmail.com
Calasetta
La storia di Calasetta iniziò nel 1769, quando 38 famiglie di pescatori di corallo (poi di tonni), originarie di Pegli ma provenienti dall’isola tunisina di Tabarka, già fondatrici di Carloforte, chiesero al re Carlo Emanuele di popolare anche la costa settentrionale dell’isola di sant’Antioco. I 130 coloni tabarchini si insediarono a Cala de Seda, di fronte all’isola di san Pietro, lungo le vie costiere di passaggio dei tonni, la cui pesca ha reso celebri Carloforte e Calasetta e contribuisce alle loro prelibatezze culinarie. Poi arrivarono coloni piemontesi, che apportarono preziose tecniche di coltivazione vitivinicola, da cui la produzione del famoso carignano del Sulcis. Infine, giunsero altri coloni, dalla Sicilia. Oggi tremila abitanti popolano il secondo centro urbano – dopo Sant’Antioco – della maggiore isola sulcitana. Le originarie caratteristiche tabarchine e liguri sono immutate, compresa la lingua. Il borgo, estremamente regolare e ordinato, è arrampicato su una collinetta che scende fino al porto. Al centro spunta una torre costruita dai Savoia prima della fondazione a difesa del canale tra le due isole. Calasetta è caratterizzata da bianco delle case, azzurro di cielo e mare e verde dei ginepri. La costa è bassa e sabbiosa a nord-est con tre meravigliosi arenili: spiaggia Grande, Sottotorre e Le Saline, le cui sabbie morbide si rigonfiano in dune contornate da uno stagno, oasi avifaunistica. Mentre a ovest, dominano scogliere a picco sul mare: risplendono la suggestiva Mangiabarche, sorvegliata da un faro sullo scoglio di fronte, e la splendida Cala Lunga, un fiordo verde smeraldo che dal mare aperto conduce a una spiaggia riparata. Raggiungerai alcuni tratti solo in barca, a piedi o in mountain bike, come Cala Tuffi, piscina circondata da pareti rocciose. E poi ci sono Portixeddu, fatta di ciottoli, e il Nido dei passeri, coppia di faraglioni emergenti dall’acqua rifugio di volatili.
A testimoniare la preistoria calasettana c’è la domu de Janas di Tupei, dove furono rinvenuti frammenti di terracotta, oggetti bronzei e d’argilla. Non mancano resti di nuraghi posti su bricchi (rilievi). Nelle campagne sono state scoperte incisioni rupestri di età fenicia, resti di un sarcofago (forse) punico e, di età romana, reperti in ossidiana e ruderi di un antico edificio. Nel Medioevo il territorio era frequentato dagli abitanti della vicina Sulki (attuale Sant’Antioco), colonia fenicia conquistata dai cartaginesi, che raggiunse il massimo splendore in età romana. Immancabile è la visita al museo d’arte contemporanea (MACC), che ospita una collezione di opere pittoriche che riassume le tendenze europee fra 1960 e 1970.